Comune di Nerviano

P.zza Manzoni, 14 - 20014
Telefono e Posta Elettronica  |  Tesoreria
Codice Fiscale/Partita IVA 00864790159
Codice Belfiore F874 - Codice Istat 015154

L'attuale Cappella del Buon Consiglio fu fatta erigere nel 1883 su disegno dell'Arch. Jacopo Gardella, con lo scopo specifico della conservazione di un prezioso dipinto della Madonna che, per il suo delicato e sfumato pennello, fa supporre nello stile, una mano quanto meno vicina alla cerchia di Bernardino Luini. L'opera era conservata in un'antica cappella che si trovava sulla strada che dalla Zancona conduceva alla Colorina e rappresenta una preziosa testimonianza del passaggio di S.Carlo da Nerviano.

L'episodio legato al passaggio di S.Carlo viene ricordato nel cartiglio della cappelletta ma è meglio precisato in una memoria del prevosto Carlo Giuseppe Lampugnani a metà del secolo XVIIl. Il 5 aprile del 1569, S. Carlo, durante uno dei suoi viaggi in visita della diocesi milanese, transitando in Nerviano si fermò nella citata cappella sostando in preghiera davanti all'immagine della Madonna, impartendo istruzioni e sottoscrivendo numerose ordinanze attinenti la formazione religiosa del popolo nervianese. Il ricordo di questo fatto rimase sempre vivo, tanto che settant'anni dopo all'epoca del Prevosto Terzaghi, i fratelli Cogliati provvidero a loro spese a meglio proteggere la venerata immagine con la ricostruzione della cappelletta, apponendovi in memoria del transito di S.Carlo una specifica lapide. Più di due secoli dopo a seguito dei lavori di costruzione del canale Villoresi il prezioso dipinto raffigurante la Vergine, rischiava di andare perduto dovendosi provvedere all'abbattimento dell:antica cappella posta proprio sul tracciato del canale. Grazie però all'interessamento di Don Luigi Lattuada coadiutore del Prevosto Martinelli si arrivò alla costruzione di una nuova cappella, l'attuale, che ancora oggi conserva la raffigurazione della Vergine.

Nel 1913 il sacerdote Don Lattuada, con testamento olografo, disponevà che "la cappella assieme alla annessa piazzetta la lascio e la dono alla Fabbriceria della chiesa di Nerviano, fatta però a questa l'obbligazione di pagare ogni spesa dal trapasso della proprietà della Cappelletta in parola". Nel corso degli anni successivi la cappelletta è sempre stata un punto di riferimento devozionale particolarmente caro ai nervianesi.
Tra il 1974 e il 1975 l'amministrazione comunale, anche se non proprietaria dell'immobile, si preoccupava della corretta conservaziohe dell'affresco della Vergine dando apposito incarico all'affreschista Ghino Baragatti di Milano per eseguire un accurato restauro oltre che una pulitura della copia su lamiera della citata Madonna del Buon Consiglio, che proteggeva l'affresco originale. Purtroppo il 21.08.2000 dovevano intervenire i Vigili del Fuoco per domare un incendio, di probabile origine vandalica, scoppiato nella cappelletta. A questo punto si sono moltiplicate le iniziative per ripristinare la cappella del Buon Consiglio: il Consiglio Comunale approvava un ordine del giorno che invita i consiglieri a devolvere il gettone di presenza in favore della sistemazione della cappella, centinaia di devoti si sono trovati impegnati in prima linea con i loro contributi in favore della causa e diversi artigiani si sono offerti per sistemare la cappella con grande celerità. Così il giorno 27 maggio 2001 viene inaugurata di nuovo la cappella completamente restaurata e riportata all'antico splendore.
La Madonna del Buon Consiglio veglia ancora sui Nervianesi.

Nella zona di Nerviano tra il XIII e il XV secolo vi è tutto un gioire di costruzioni di opere religiose: chiese, cappelle, oratori e monasteri.
Tra queste diverse opere merita una particolare attenzione l'erezione di un Beneficio istituito nell'oratorio della B.V. Immacolata Concezione, noto come "Colorina", sorto nell'anno 1478, ma già esistente come cappella nel 1398.

Anche se il diritto di patronato spettava ad una confraternita locale, l'oratorio campestre era amministrato dal prevosto; nel '500, però, il patronato del santuario, dotato di beni immobili, passò ai Crivelli. Conosciamo anche il nome dei vari abati che godettero del Beneficio della Colorina e che si succedettero fino al 1871. La suddetta vecchia cappella, ora scomparsa, e che risultava, verso la metà del '600, "dirocata et ruinosa", sorgeva accanto all'attuale chiesa della Colorina, la quale, per iniziativa del marchese Camillo Castelli, cominciò ad essere ricostruita nel 1656 e fu terminata nel 1666. Come recita la lapide posta su una parete interna, abati della chiesa furono, tra gli altri, Nicola e G. Battista Castelli, mentre il marchese Camillo Castelli, feudatario di Parabiago, Canegrate e S. Giorgio, ebbe il merito di erigere, appunto, il nuovo tempio.

Nel 1693, per opera del prete Andrea Tellini, al beneficio della Colorina, impoveritosi con l'andar del tempo, fu aggregata la cappellania fondata nell'oratorio della B. V. Annunciata. Così l'abate della Colorina poté godere il vantaggio di qualche modesto profitto; le offerte dei fedeli erano infatti del tutto insufficienti. Sappiamo che nel 1753 l'abbazia possedeva 177,8 pertiche di terra a Nerviano. Essendosi verificata, il 18 Agosto 1814, la vacanza del Beneficio semplice contemplata dall'editto accennato, il prevosto di Nerviano supplicò la reggenza della Lombardia perché tramutasse, ai sensi dell'editto, il vacante Beneficio in coadiutoria parrocchiale.
La domanda fu favorevolmente accolta dall'autorità competente e si passò alla nomina dell 'investito con l'espressa condizione che egli coadiuvasse il parroco nella cura delle anime, oltre agli obblighi "imposti in fondiaria", mentre in precedenza i canonici, oltre a non risiedere in Nerviano, per la celebrazione delle cerimonie religiose ricorrevano o ai Padri Olivetani di S. Maria Incoronata o agli Ambrosini di S. Ambrogio di Parabiago.

Può stupire la frequenza della creazione di cappellanie e santuari alla Vergine, sì da farli ritenere da alcuni studiosi una specie di baluardo eretto per parare l'offensiva lanciata dal protestantesimo soprattutto nella seconda metà del Cinquecento e nella prima del Seicento anche contro il culto della Madonna, considerato che alcuni di loro furono eretti però anche nel corso di precedenti eresie, in onore della Vergine.

E il nome "Colorina"?
Più d'una le ipotesi sulla sua origine: improbabile quella che favoleggia di un soldato che avrebbe scolpito e "colorato" con tinte vivaci la statua di legno della Vergine, ancor oggi posta sull'altare; poco persuasiva anche la spiegazione che vorrebbe riportare il vocabolo Collarina a un presunto collare della Madonna (quale?). Esiste invece un documento antico importante, che fa luce" definitivamente sull'argomento: è la relazione, scritta in latino, sulla visita pastorale che un delegato dell'Arcivescovo Federico Borromeo, un certo Minuzio, effettuò a Nerviano nel 1621. In essa si parla diffusamente della Colorina.
Ecco il testo tradotto: "Questa chiesa, cara alla popolazione,è molto venerata perché fin dall'antichità e anche ora, per intercessione del Signore Santo Gesù Cristo e della Beata Vergine e per merito della medesima statua della Vergine posta sull'altare, ha concesso moltissime grazie ai fedeli di Cristo e perché moltissimi furono liberati dalla malattia che chiamano della colera purificandosi con l'acqua di un ruscello che scorre davanti alla chiesa, donde essa prese il nome di Santa Maria della Colorina".
La malattia di cui qui si parla, che i nostri anziani, ancora all'inizio del secolo scorso, chiamavano appunto Colerina, era caratterizzata da intense e continue evacuazioni intestinali. Il termine scientifico di "colera" compare infatti solo nell'800, quando Koch ne scoperse il bacillo. Dallo storpiamento del vocabolo "Colerina " in "Colorina" nacque evidentemente il nuovo nome della chiesa.

La Colorina, fra le chiese sussidiarie della Prepositurale, è architettonicamente la più spaziosa, con una distribuzione calibrata delle articolazioni strutturali e decorative, che raggiungono la maggior intensità attorno all'altare. L'unica navata, suddivisa per mezzo di lesene in tre campate, si restringe e si abbassa nella parte terminale in un'abside quadrangolare. La pittura murale interna, decorativa, escluse le bande ai lati dell'altare, è stata completamente rinnovata qualche decennio fa. Nella nicchia dell'altare è collocata l'effigie della Vergine che schiaccia il serpente, venerata dai Nervianesi; la scultura lignea, ricoperta abbondantemente di verniciature colorate, attende un esame accurato che consenta qualche indicazione o ipotesi sulle caratteristiche e sulla data dell'esecuzione originale.
All'esterno, le decorazioni architettoniche sono accentrate sulla facciata, scandita da coppie di paraste che la suddividono in tre scomparti e coronata da un timpano triangolare. Le statue delle due nicchie non sono originali, mentre la cuspide del campanile è stata riportata solo nel 1990 alla sua primitiva forma.
Sulla via romana Milano-Verbano, proprio nei pressi della Colorina di Nerviano, era posta in epoca medievale la pietra miliare; in questo luogo si trovava pure, come ci informa il Palestra, "un ospizio, istituzione medievale per l'assistenza ai viandanti".

LA STORIA
La storia dell'organo De Simoni-Carrera che si trova nella parrocchiale di S.Stefano è interessante e ha il sapore di antico. La si può ricostruire tramite i documenti che sono ancora conservati nella canonica della prepositurale.
Sino al 1874 vi era nella chiesa di Nerviano un vecchio organo Valli, opera di un certo pregio musicale che veniva conclusa nel lontano 1848. Il 12 aprile 1849 l'organo Valli veniva collaudato dando piena conferma del buon operato dell'organaro. Nei primi anni settanta del XIX secolo, dopo oltre vent'anni di glorioso utilizzo, si rinvenì la necessità di intervenìre per un restauro. Fu in questa circostanza che venne l'idea all'allora parroco Prevosto Martinelli di cominciare a pensare alla costruzione di un nuovo organo in chiesa parrocchiale. Fu così che il Prevosto nel maggio 1874 firmò un contratto per la costruzione di un nuovo organo con una famosa ditta legnanese dell'epoca, De Simoni-Carrera appunto, che ancora oggi è studiata per il valore delle sue costruzioni. Probabilmente nella circostanza, per comprensibili ragioni di tipo economico, il vecchio organo Valli venne venduto dalla Parrocchia di Nerviano alla Parrocchia di Graglio in Val Veddasca. Dopo poco più di un anno di lavori lo strumento era collocato nella chiesa nervianese e veniva collaudato dall'organista Filippo Martinoli Maestro di Cappella in San Giovanni in Busto Arsizio, noto e valente organista dell'epoca.

LE CARATTERISTICHE DELLO STRUMENTO
Dal documento di perizia per il collaudo effettuato dal Martinoli emerge tutta una serie di caratteristiche che fanno dell'organo della chiesa di Nerviano uno strumento davvero "lodevole" e più precisamente, come scriveva il collaudatore: "...ha un robustissimo ripieno, chiaro intuonato con sorprendente perfezione d' accordatura... i registri di concerto, quali violini, flauti, clarinetto, fagotto, trombe alemanne, trombe basse, viole e violone, corni da caccia, tromboni e bombarde, sono tutti pregevolissimi avendo tutti un timbro distintissimo, dolce e nello stesso tempo sonoro imitanti benissimo gli strumenti naturali che vi portano il nome...La costruzione delle canne, dei sommieri dei mantici e di tutti i meccanismi è solida a tutta prova ed il materiale a ciò impiegato è della più scelta qualità..."
Oltre a queste qualità di sicuro pregio che poi sono le caratteristiche più celebrate degli strumenti Carrera, vale la pena soffermarsi su due caratteristiche specifiche dell'organo che a suo tempo erano per così dire innovative. la prima: il registro voce flebile era provvisto di un meccanismo per l'espressione, ovvero le canne erano contenute in una piccola cassa provvista di antine mobili disposte orizzontalmente che aprendosi e chiudendosi su comando di un apposito pedaletto, provocavano un effetto dinamico di crescendo e diminuendo. La seconda: il ripieno è stato costruito con un nuovo sistema di riparti davvero complesso e maestoso.

L'INTERVENTO DI MANUTENZIONE DOPO LA MORTE DI A. CARRERA
Dopo la morte di A.Carrera nel 1886 e la cessazione dell'attività della ditta, Luigi Bernasconi operò per diversi anni sullo strumento per opere di manutenzione ordinaria e con un progetto di modifiche della pedaliera e della disposizione fonica proposto alla parrocchia nel 1901. Probabilmente in seguito verrà modificata solo la pedaliera senza intervenire sui registri. Nessun intervento è documentato dal 1901 fino al 1948. In quell'anno l'organaro Felice Ondei eseguiva importanti (e deleterie) modifiche. L'intervento aboliva di fatto il sistema di introduzione dei registri attraverso la classica serie di manette disposte in verticale sostituendole con una fila di pomelli sopra la tastiera considerati più accessibili, inoltre riuniva le file del ripieno, cioè la serie di registri che costituiscono la sonorità dello strumento. Questi interventi eseguiti da organari incompetenti o che agivano per soddisfare le esigenze di organisti che dovevano accompagnare le celebrazioni liturgiche, certo peggiorarono il valore dello strumento.

L'ABBANDONO
Negli anni a seguire, lo strumento fu probabilmente più volte manomesso e smontato in parte dagli organisti che lo utilizzavano e, a seguito dell'installazione dell'impianto di riscaldamento installato negli anni sessanta che indirizzava l'aria calda e secca proprio nella direzione dello strumento, fu definitivamente abbandonato in quanto, in base a testimonianze orali, inservibile. Nel 1985 il Dott. Mario Manzin, Presidente della Commissione per la Tutela degli Organi Artistici presso la Sovraintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Milano, effettuando un sopralluogo rilevava le caratteristiche e le condizioni dello strumento e lo includeva fra le opere di interesse artistico e storico tutelate dallo stato in attesa di un auspicabile restauro.

IL RESTAURO
Nel 1996 la Parrocchia di S. Stefano dopo aver fatto elaborare i preventivi ed ottenuto il nulla-osta della Soprintendenza sul progetto di restauro, chiese all'amministrazione Comunale di partecipare alle spese stimate in ragione di circa 150 milioni. La Parrocchia e il Comune si mossero congiuntamente con iniziative diverse: 20 milioni vennero destinati dal comune, si moltiplicarono le iniziative con articoli, programmi radiofonici e calendari a cui la cittadinanza rispose bene dimostrando interesse intorno alle iniziative. Si raccolsero circa 45 milioni, quasi un terzo della somma necessaria.
Nel frattempo si attivarono le richieste di finanziamento alla Regione Lombardia per avere un contributo nel portare avanti l'iniziativa, sperando di avere un positivo riscontro che permettesse di dare un significativo contributo in ordine all'obiettivo del restauro. E così si arriva a marzo 2007: le opere per il restauro sono iniziate grazie a un benefattore della Comunità Parrocchiale che due anni fa ha deciso di finanziare l’intera operazione.
Le opere dureranno più di un anno e saranno curate dalla Casa Organaria Mascioni di Varese. Per il restauro della cassa e della cantoria verranno utilizzati anche i fondi raccolti, mentre la cifra destinata dal Comune verrà utilizzata per la pubblicazione di un volume sull’organo.

Per tutti è semplicemente "La Rotondina" ed alcuni ignorano persino che la chiesa è dedicata alla Beata Vergine dell' Annunciata, da cui prende il nome, sebbene misconosciuto ai più. "Rotondina" o "Annunciata" che dir si voglia essa rappresenta uno dei simboli di Nerviano, un segno architettonico della storia della nostra città.
Ed è una storia antica, addirittura della fine del XVII secolo, quando gli abitanti del borgo vollero costruire una dimora sacra per proteggere e conservare l'immagine della Beata Vergine. Don Ambrogio Taegia, prevosto nella pieve di Nerviano nel 1677, si fece carico di promuovere questo sentimento popolare chiedendo nel 1681 alla Curia arcivescovile di Milano la licenza per fabbricare una cappella campestre a protezione della devota immagine della Madonna Annunciata. I lavori per la cappella iniziarono nel 1684. In quegli anni un lascito testamentario di Gaspare Cogliati pose le basi per la conseguente costruzione della chiesa. Tra il 1693 e il 1696 viene completata l'intera struttura muraria della chiesetta, tanto che il 24 aprile del 1696 viene fatta la solenne benedizione della chiesa, sebbene i lavori di finizione proseguirono ancora a lungo. Infatti per tutto il secolo successivo si susseguirono interventi sia aggiuntivi che modificativi, in particolare ai dipinti e agli affreschi.
Il XIX secolo vide "La Rotondina" rimanere pressochè invariata da un punto di vista degli interventi; ciò è comprensibile se si tiene conto degli eventi storici che caratterizzano l' 800 e se si pensa all'impegno dedicato dalla chiesa e dalla comunità di Nerviano all'erezione della nuova "chiesa prepositurale tra il 1834 e il 1841. A cavallo dei due secoli poi la chiesetta vede mutare sensibilmente il contesto urbanistico circostante: sempre meno campestre e sempre più urbanizzato, tanto che, dopo la prima guerra mondiale, "La Rotondina" è ormai parte integrante del centro edificato. Negli anni '30 vengono realizzati lavori sul tetto ma molti sono i lavori da effettuare tanto che il cardinale Ildefonso Schuster nel 1936 consiglia l'effettuazione di un restauro alle pareti esterne.

La seconda guerra mondiale, la ricostruzione e il cosiddetto boom degli anni sessanta fanno si che la nostra rimanga sostanzialmente immodificata, con un lento ma costante peggioramento complessivo. Nel 1971 don Ugo Mocchetti rivolge un appello alla popolazione che viene immediatamente accolto dal nascente "Comitato per la Rotondina" che nel 1972 stila un programma dei lavori, iniziando nel contempo una raccolta fondi che ottiene ottimi risultati, a dimostrazione dell' attaccamento popolare alla chiesa. Già nello stesso anno venne rifatta la copertura, con la sostituzione della vecchia orditura lignea e la formazione di un nuovo manto di tegole. Nel corso del 1973 si è provveduto a rifare il portale di ingresso in cemento sosti- tuendolo con mattoni a vista e con un portone in noce. Nel 1974 è stato installato un nuovo altare rivolto verso i fedeli. Nel 1976 ha fatto la comparsa un nuovo affresco raffigurante l'Annunciazione sulla facciata dell' oratorio, ad opera del pittore Bogani.

Difficile stabilire legami e riferimenti con altre opere architettoniche, ma non è da escludere che il Quadrio (l'architetto che la progettò) si sia rifatto alla milanese rotonda di S.Sebastiano o a quello dell'oratorio dell'Immacolata del Sacro Monte di Varese. La pianta circolare risponde alla funzione di luogo di incontro e convergenza, ubicata al bivio delle due strade per Parabiago. Il richiamo devozionale della cappella è peraltro desumibile dai tre ingressi: quello verso Nerviano e i due laterali posti a novanta gradi dal primo (poi soppressi in epoca più tarda per ragioni di culto). Sebbene oggi abbia perso definitivamente la funzione di cappella campestre, è riuscita a mantenere il ruolo di punto focale nonostante il suo inserimento in un contesto fortemente urbanizzato, sia per chi si dirige verso il centro sia per chi esce da Nerviano.

L'AFFRESCO DELL'ANNUNCIATA
L'affresco dell' Annunciata, immurato nell' absidiola, risale con buone probabilità ad oltre un secolo e mezzo prima dell' edificazione dell' oratorio. La sua conservazione è dovuta proprio alla volontà della gente di costruirle attorno una cappelìa. Nonostante gli anni l'immagine è quella di una complessiva freschezza dei colori dei paesaggi, del viso e delle mani. Ad un esame più approfondito è possibile notare in controluce i solchi a punta di chiodo che hanno disegnato sull'intonaco l'originaria composizione. In alcuni punti sono evidenti i ritocchi effettuati nel corso dei secoli, non tutti felici. Difficile stabilire con certezza l'assetto originario dell' affresco; in particolare resta dubbio se l'angelo annunziante sulla sinistra della Madonna sia postumo, come farebbero supporre due documenti storici che menzionano come esistente solo la figura dell' Annunciata. Sconosciuto l'autore che comunque deve probabilmente essere cercato tra i prosecutori dell' opera di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.

La vecchia chiesa plebana
L'aspirazione ad avere una chiesa prepositurale, in sostituzione di quella antica ritenuta non più adatta ai tempi ed insufficiente all'uso proprio, o in alternativa, la necessità di un adeguamento, ampliamento e ristrutturazione di quest'ultima, non era certo una cosa nuova per la comunità di Nerviano.
Infatti sin dalla fine del XVI secolo lo stesso S. Carlo, sollecitava l'ampliamento dell'antica chiesa plebana con l'aggiunta di alcune campate, perché giudicata insufficiente, angusta e vetusta.
Si arrivò così, dopo il regime napoleonico, ai primi decenni del secolo scorso, quando un certo Ing. Rossi delinea "gratuitamente" il progetto di una nuova chiesa in sostituzione dell'antica con relativa perizia di spesa.
Tale progetto venne steso definitivamente quasi un anno prima la circostanza del "guasto" alle volte dell'antica chiesa che rese improcrastinabile la costruzione di una nuova chiesa.
La mattina dell'otto aprile 1834, infatti, si scoprì che la volta di mezzo della chiesa presentava lesioni assai preoccupanti. L'Ing. Buzzi incaricato dalla delegazione provinciale, stilava in pochi giorni una dettagliata relazione in cui emergevano tutte le preoccupazioni circa le lesioni riscontrate. Pertanto si consigliava di tenere chiusa la chiesa a fini precauzionali, e si mettevano in rilievo le difficoltà in ordine ad interventi di sistemazione della stessa.
La delegazione provinciale, avuti i rapporti dai tecnici, con ordinanza del 16 aprile confermava la chiusura della chiesa. Si affidava, così, una perizia all'arch. Pestagalli al fine di valutare le modalità per intervenire in ordine alla sistemazione della chiesa. Il 29 aprile l'architetto incaricato rassegnava la sua perizia tecnica con un motivato parere conclusionale che indicava la necessaria demolizione dell'antica chiesa.

La costruzione della nuova chiesa
Nel mese di luglio 1834 venne riunita un'adunanza straordinaria del Convocato Generale del Comune di Nerviano per deliberare sul progetto di massima di costruire la nuova chiesa e disporre i mezzi sussidiari per far fronte alla spesa relativa. Con duplice votazione si arrivò così alla decisione di intraprendere il percorso per la costruzione della nuova chiesa compresa l'individuazione delle risorse necessarie.
Nei mesi successivi alla decisione si aprì una consistente polemica tra il partito di coloro che volevano con celerità addivenire all'inizio dei lavori di costruzione che faceva capo al Prevosto Torti e coloro che, soprattutto i grandi estimati, sentendosi un po' esclusi dalla scelta, fecero di tutto per rallentare l'avvio dei lavori.
Nell'agosto dello stesso anno venne infatti formalizzato un esposto alla Delegazione Provinciale, la quale esaminando le argomentazioni poste e le controdeduzioni del prevosto Torti stabilì che venissero di nuovo riuniti i Convocati dei due comuni di Nerviano e Garbatola onde deliberare un nuovo progetto meno costoso. Nella primavera inoltrata del 1835 si arrivò all'approvazione definitiva del progetto della nuova chiesa realizzato dall'Arch. Ratti. Nell'ottobre dell'anno successivo si arrivò all'appalto dei lavori, che poterono così cominciare nella primavera del 1837.
Si decise di lasciare il vecchio oratorio al servizio del popolo e prima della costruzione della nuova chiesa si avviarono i lavori del nuovo oratorio riadattando i resti della vecchia chiesa. Qualche mese dopo cominciarono anche i lavori della nuova chiesa.
Incominciati alacremente i lavori, nell'eseguire i primi scavi vengono rinvenuti dei sepolcri. È evidente che tutto ciò rallenta i lavori, anzi si arriva a breve ad una necessaria interruzione degli stessi. I lavori ripresero ben presto e si arrivò alla deposizione della prima pietra da parte del Prevosto Torti nell'ottobre del 1837. Nell'estate del 1841 venne eseguito il definitivo collaudo e di fatto consegnata al Prevosto Montoli la nuova chiesa. Nel settembre dello stesso anno si procedeva alla Benedizione.
Venne posta una lapide a ricordo della costruzione della chiesa che sintetizza in modo semplice ed essenziale sia i motivi che portarono all'erezione del tempio sia i sacrifici di tutti i nervianesi.
Un'altra lapide, poi, ricorda la solenne consacrazione della chiesa avvenuta per opera del Card. Ferrari nel luglio 1899. Una comunità essenzialmente agricola e povera di sole 2800 anime riusciva nell'impresa più ardimentosa: l'erezione di un tempio grandioso che dominava l'intero borgo, non per niente ancora oggi nel dialetto locale la chiesa di S. Stefano è chiamata "la gesa granda".

Elementi architettonici interessanti
Di sicuro interesse tra le "presenze" all'interno della chiesa, oltre all'organo Simoni-Carrera, di cui si è già ampiamente approfondito il valore storico e musicale del manufatto in un precedente numero del giornalino comunale (cfr. n. 2 anno 5° aprile 2001), vi sono numerose opere ma è il caso di soffermarsi solo su quelle più importanti:

  • Cappelle laterali:
    Di un certo pregio sono i due stendardi conservati presso la 1^ cappella di sinistra, già del battistero, uno raffigurante la vergine e l'altro il Cristo mentre consegna le chiavi a Pietro. Sono stendardi finemente decorati con fili d'oro risalenti alla fine del 1800. Non possiamo dimenticare la raffigurazione di S. Giovanni decollato opera dei fratelli legnanesi Lampugnani e datata 1623. Opera donata alla chiesa dalla famiglia Crivelli come si evince dalla descrizione araldica sovrastante la cornice lignea. Di un certo rilievo sono, poi, gli ovali (tele a olio) presenti nella seconda cappella di destra che rappresentano l'agonia di S. Giuseppe e la Sacra Famiglia, eseguite da Stefano Maria Legnani detto il Legnanino eseguite probabilmente negli ultimi anni di attività dell'artista. Nella cappella trova posto anche una statua lignea raffigurante l'arcivescovo S. Carlo opera di ignoto autore e rientrante tra le numerose varianti di sculture nate dal primo seicento. Va aggiunto che in questa cappella trova sistemazione anche il fonte battesimale a partire dal suo trasferimento nel 1987.
  • Il pulpito:
    Opera lignea posta sul lato sinistro della navata, terminata con i suoi decori in oro e colore seppia nel 1860. Il Manufatto è abbellito da sacre raffigurazioni legate ad episodi biblici che ben si addicono alla particolare funzione, che allora svolgeva lo stesso per la comunicazione della parola divina.
  • Presbiterio:
    Le parti laterali del presbiterio ricevono i dipinti (1925) a mezzo fresco di Luigi Mogari. A sinistra la raffigurazione della Madonna che viene comunicata per mano di S. Giovanni Apostolo, di fronte la raffigurazione del miracolo di Torino, un episodio in cui un alone luminoso fece cadere un mulo che portava la refurtiva sottratta ad una chiesa tra cui vi era una pisside con l'ostia consacrata. A ricordo di tale miracolo venne eretta a Torino la chiesa del Corpus Domini.
  • L'altare maggiore:
    I lavori di risistemazione del 1969 intrapresi per la formazione del nuovo altare rivolto ai fedeli finirono per interessare, tra l'altro, anche la mensa ed il tabernacolo dell'originario Altare Maggiore. L'altare presenta nell'insieme della parte basamentale fiancheggiata allo stesso livello da due piedistalli, un assetto abbastanza consueto, salvo l'elevato ciborio racchiuso frontalmente da due pilastri compositi coronati da architrave e timpano con semicalotta sorretta da quattro colonnine.
  • Coro:
    Sopra gli stalli in noce disegnati dal valente falegname Giuseppe Casero di Canegrate nel 1843, altra opera di pregiato artigianato lombardo, sulla parete troviamo dipinte in monocromato con finte statue in altrettante simulate nicchie le quattro virtù cardinali eseguite dal pittore Garavaglia. In alto nel semicatino absidale si trova l'unica raffigurazione dedicata al protomartire della chiesa a cui è dedicato l'edificio di S. Stefano.

La Torre di Nerviano, costruita di fianco all'asse stradale di grande comunicazione del Sempione, fu inaugurata il 12 novembre del 1933. Si trattava di una torre utilitaria destinata a contenere il serbatoio dell'acqua potabile dell'acquedotto costruito a Nerviano dal "Consorzio per l'Acqua Potabile" dei Comuni della Provincia di Milano e destinato al rifornimento dell'abitato capoluogo del Comune di Nerviano e delle sue frazioni di S.llario Milanese, Garbatola Villanova, Cantone e Costa S. Lorenzo.

Il progetto dell'acquedotto" opera dell'Ing. Gabrio Prandoni, fu redatto nel 1931 per incarico del primo Podestà di Nerviano e prevedeva la costruzione di una torre-serbatoio. Passato il Comune a far parte del Consorzio, la direzione dei lavori veniva affidata all'Ing. Luigi Capuano, al quale fu conferito anche l'incarico della costruzione della Torre.

Edificio di notevole mole e carattere monumentale, la Torre ha strutture portanti in cemento armato, ad oggi rimaste pressoché invariate e costituite da una serie di sei pilastri, distribuiti su una platea di fondazione rettangolare. La capacità di circa 200 mc. su una base quadrata di circa m. 4,50 per 4,50 fu ottenuta con un'altezza di pareti di m. 8 ed un battente d'acqua di m.7,60. Da una bassa zoccolatura in ceppo, diparte una base alta circa 7 metri, lastronata in travertino, con grande portale centrale ornato da colonne e fiancheggiato da due ali dalle quali si staccano due fontanelle decorative. Superiormente il rivestimento è di mattone in vista, uso lombardo, variamente profilato. In alto, in angolo, sono collocati due grandi orologi luminosi sormontanti due scudi del Comune, da cui dipartono verso il basso due scritte verticali in lettere di bronzo fuso "NERVIANO". Verso lo spigolo opposto parte da un masso un'antenna porta-bandiera. La Torre termina con una cella campanaria ove erano situate la campana civica ed una sirena elettrica. La base dell'edificio si concludeva con un davanzale su una lapide monolitica in cui fu incisa un'epigrafe inneggiante al regime del ventennio.

L'OROLOGIO E LA SIRENA
La scelta per la fornitura dell'orologio destinato alla Torre cadde sull'antica Ditta Cav. Giovanni Frassoni di Rovato (BS), la quale installò un orologio a solo movimento tempo che, azionando due coppie di indici luminosi, serviva due quadranti del diametro di m. 2,80. All'orologio fu applicato un congegno che, nelle ore volute, azionava il motore di una sirena per dare il segnale di mezzo-giorno o qualsivoglia altro segnale fosse deciso

LA CAMPANA CIVICA
L'antica "Fonderia Pontificia Angelo Bianchi e figli" di Varese ebbe l'incarico della fusione della campana civica destinata alla Torre. La campana, in bronzo di primissima qualità, pesava oltre mille chilogrammi ed era in tono di "Si bemolle". Fu installata il 25 settembre 1933.