L'Abbazia della Colorina

Descrizione

Abbazia

Dove

Indirizzo: Via 29 Maggio, 20014 Nerviano MI

Modalità di Accesso

INDICAZIONI STRADALI

Descrizione

Nella zona di Nerviano tra il XIII e il XV secolo vi è tutto un gioire di costruzioni di opere religiose: chiese, cappelle, oratori e monasteri.
Tra queste diverse opere merita una particolare attenzione l'erezione di un Beneficio istituito nell'oratorio della B.V. Immacolata Concezione, noto come "Colorina", sorto nell'anno 1478, ma già esistente come cappella nel 1398.

Anche se il diritto di patronato spettava ad una confraternita locale, l'oratorio campestre era amministrato dal prevosto; nel '500, però, il patronato del santuario, dotato di beni immobili, passò ai Crivelli. Conosciamo anche il nome dei vari abati che godettero del Beneficio della Colorina e che si succedettero fino al 1871. La suddetta vecchia cappella, ora scomparsa, e che risultava, verso la metà del '600, "dirocata et ruinosa", sorgeva accanto all'attuale chiesa della Colorina, la quale, per iniziativa del marchese Camillo Castelli, cominciò ad essere ricostruita nel 1656 e fu terminata nel 1666. Come recita la lapide posta su una parete interna, abati della chiesa furono, tra gli altri, Nicola e G. Battista Castelli, mentre il marchese Camillo Castelli, feudatario di Parabiago, Canegrate e S. Giorgio, ebbe il merito di erigere, appunto, il nuovo tempio.

Nel 1693, per opera del prete Andrea Tellini, al beneficio della Colorina, impoveritosi con l'andar del tempo, fu aggregata la cappellania fondata nell'oratorio della B. V. Annunciata. Così l'abate della Colorina poté godere il vantaggio di qualche modesto profitto; le offerte dei fedeli erano infatti del tutto insufficienti. Sappiamo che nel 1753 l'abbazia possedeva 177,8 pertiche di terra a Nerviano. Essendosi verificata, il 18 Agosto 1814, la vacanza del Beneficio semplice contemplata dall'editto accennato, il prevosto di Nerviano supplicò la reggenza della Lombardia perché tramutasse, ai sensi dell'editto, il vacante Beneficio in coadiutoria parrocchiale.
La domanda fu favorevolmente accolta dall'autorità competente e si passò alla nomina dell 'investito con l'espressa condizione che egli coadiuvasse il parroco nella cura delle anime, oltre agli obblighi "imposti in fondiaria", mentre in precedenza i canonici, oltre a non risiedere in Nerviano, per la celebrazione delle cerimonie religiose ricorrevano o ai Padri Olivetani di S. Maria Incoronata o agli Ambrosini di S. Ambrogio di Parabiago.

Può stupire la frequenza della creazione di cappellanie e santuari alla Vergine, sì da farli ritenere da alcuni studiosi una specie di baluardo eretto per parare l'offensiva lanciata dal protestantesimo soprattutto nella seconda metà del Cinquecento e nella prima del Seicento anche contro il culto della Madonna, considerato che alcuni di loro furono eretti però anche nel corso di precedenti eresie, in onore della Vergine.

E il nome "Colorina"?
Più d'una le ipotesi sulla sua origine: improbabile quella che favoleggia di un soldato che avrebbe scolpito e "colorato" con tinte vivaci la statua di legno della Vergine, ancor oggi posta sull'altare; poco persuasiva anche la spiegazione che vorrebbe riportare il vocabolo Collarina a un presunto collare della Madonna (quale?). Esiste invece un documento antico importante, che fa luce" definitivamente sull'argomento: è la relazione, scritta in latino, sulla visita pastorale che un delegato dell'Arcivescovo Federico Borromeo, un certo Minuzio, effettuò a Nerviano nel 1621. In essa si parla diffusamente della Colorina.
Ecco il testo tradotto: "Questa chiesa, cara alla popolazione,è molto venerata perché fin dall'antichità e anche ora, per intercessione del Signore Santo Gesù Cristo e della Beata Vergine e per merito della medesima statua della Vergine posta sull'altare, ha concesso moltissime grazie ai fedeli di Cristo e perché moltissimi furono liberati dalla malattia che chiamano della colera purificandosi con l'acqua di un ruscello che scorre davanti alla chiesa, donde essa prese il nome di Santa Maria della Colorina".
La malattia di cui qui si parla, che i nostri anziani, ancora all'inizio del secolo scorso, chiamavano appunto Colerina, era caratterizzata da intense e continue evacuazioni intestinali. Il termine scientifico di "colera" compare infatti solo nell'800, quando Koch ne scoperse il bacillo. Dallo storpiamento del vocabolo "Colerina " in "Colorina" nacque evidentemente il nuovo nome della chiesa.

La Colorina, fra le chiese sussidiarie della Prepositurale, è architettonicamente la più spaziosa, con una distribuzione calibrata delle articolazioni strutturali e decorative, che raggiungono la maggior intensità attorno all'altare. L'unica navata, suddivisa per mezzo di lesene in tre campate, si restringe e si abbassa nella parte terminale in un'abside quadrangolare. La pittura murale interna, decorativa, escluse le bande ai lati dell'altare, è stata completamente rinnovata qualche decennio fa. Nella nicchia dell'altare è collocata l'effigie della Vergine che schiaccia il serpente, venerata dai Nervianesi; la scultura lignea, ricoperta abbondantemente di verniciature colorate, attende un esame accurato che consenta qualche indicazione o ipotesi sulle caratteristiche e sulla data dell'esecuzione originale.
All'esterno, le decorazioni architettoniche sono accentrate sulla facciata, scandita da coppie di paraste che la suddividono in tre scomparti e coronata da un timpano triangolare. Le statue delle due nicchie non sono originali, mentre la cuspide del campanile è stata riportata solo nel 1990 alla sua primitiva forma.
Sulla via romana Milano-Verbano, proprio nei pressi della Colorina di Nerviano, era posta in epoca medievale la pietra miliare; in questo luogo si trovava pure, come ci informa il Palestra, "un ospizio, istituzione medievale per l'assistenza ai viandanti".

 

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Ultimo aggiornamento

Gio 28 Marzo, 2024 10:09 am

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